mercoledì 31 dicembre 2008

vorrei vivere in stazione

vorrei vivere in stazione. perché, se ci vai senza avere una meta precisa, di sicuro ne troverai una. perché puoi passare ore concentrato solo sulle persone intorno a te e non parlare lo stesso con nessuno. perché ogni giorno ci trovi facce familiari e tutte le volte non le vedrai mai più. perché ti innamori ad ogni svolazzo di gonna che cogli e ti emozioni ad ogni addio cui assisti.

vorrei vivere in stazione. per sfatare il mito che lì ci abitano solo i barboni o magari per entrare a far parte della categoria. per permettermi il lusso di infrangere le regole che ritengo stupide. per provare il brivido, ogni tanto, di attraversare sui binari.

vorrei vivere in stazione. per sentirmi parte di qualche cosa che sia più grande di una famiglia, assimilabile a un'idea di società. per avere il bar sotto casa aperto ventiquattro ore su ventiquattro.

vorrei vivere in stazione. perché lo so che lì c'è sempre qualcuno cui chiedere informazioni.

venerdì 26 dicembre 2008

fusi sfusi

non ho recuperato il fuso.
non tanto fisicamente, quanto soprattutto concettualmente. non ho spostato l'orologio, così quando faccio qualche cosa e fuori è giorno e mi capita di guardare l'ora, mi viene subito da sbadigliare perché a casa, in italia, è notte. di contro, se esco e magari faccio tardino, poi mi scopro a pensare che sono ancora in piedi piú o meno all'ora in cui di solito mi sveglio.
in questo modo non sono in grado di dire se le foto prese siano state scattate di giorno o di notte, o meglio se siano state scattate mentre ero lucido oppure mentre sognavo. questo naturalmente senza entrare in giudizi di merito su quale sia, delle due, la condizione più auspicabile.

lunedì 22 dicembre 2008

i cuoricino enneipsilon

vado da starbucks, perché fuori fa davvero un freddo bestia, ho sete e chiedo una coca-cola (con tutte quelle, tutte quelle bollicine) e pedro, l'addetto alla cassa, nero, che mi serve, si fa quattro risate, mi dice che chiedere una cola da starbucks è come chiedere una pizza da mc donald e chiama anche una sua collega, consuelo, nera anche lei, la quale si sganascia e mi dice che è pronta a scommettere che non sono mai entrato prima da starbucks. poi capiscono che sono italiano, si stupiscono che ho lasciato la mancia e vogliono che io gli faccia una foto per ricordo. non lo faccio.
al negozio banana republic seguo mia madre e la mia sister in law (che, se ho capito bene, deve essere mia cognata, visto che tutti chiamano così la moglie di mio fratello) che stanno facendo shopping. mr. sanchez, uno degli addetti alla security, mi si avvicina e mi dice qualche cosa sulla macchina fotografica che porto appesa alla spalla. lui è chiaramente un portoricano obeso e dalla faccia simpatica, io gli prometto che non farò foto all'interno del negozio ma lui mi fa segno che non ho capito niente, voleva solo dirmi che c'ha una macchina fotografica come la mia e vorrebbe sapere come mi trovo con il mega 14-24 mm che ci porto montato sopra. mentre spiego, capisce che sono italiano e si mette a ridere, vuole che ci facciamo una foto insieme, per ricordo. non la faccio.
ordino souvlaki, tsatsiki, e annaffio tutto con un bicchiere di retsina. sono in un ristorante greco. buono. e pure la cameriera, nina, non è niente male. sembra una versione di barbie alta un metro e ottanta, con i capelli nero corvino però. penso che una così non può essere latino-americana, magari è greca. glie lo chiedo. mi dice che ha lontane origini siciliane, di palermo. quasi quasi a lei glie lo dico io che sono italiano, così magari mi sorride e poi vuole farsi una foto insieme ma poi non lo faccio.

vicino casa, sto andando a comprare i broccoli per le orecchiette, il primo vero piatto etnico che mangerò. c'è una chiesa che sembra del 1200 e che invece, con ogni probabilità, la settimana scorsa non l'avevano ancora messa in piedi. la porta è aperta e dentro stanno celebrando. credo sia cattolica ma non me ne frega proprio di approfondire, così giro i tacchi e me ne vado. sulle scale due vecchiette di almeno centotrenta anni ciascuna mi chiedono qualcosa che non capisco. faccio spallucce e vorrei tirare dritto ma loro insistono. sarà perché forse sono morte e non se ne sono accorte, sarà per il freddo glaciale che deve averle surgelate, ma biascicano le parole in una maniera tale che non riesco ad afferrarne nemmeno una. un po' smarrito, sto quasi per sfoderare la mia arma segreta, mo' dico che sono italiano, si fanno una risata pure loro, mi chiedono una foto, io le mando a cagare ed è tutto finito. ma una delle due mi anticipa e per la prima volta mi parla in un inglese comprensibile, anzi dovrei dire in inglese e basta, perché solo ora capisco che prima mi stavano parlando in arabo. dice che mi sta chiedendo da due ore se per caso nella chiesa cattolica di rito libanese dalla quale mi ha appena visto uscire stanno ancora celebrando messa o se è giá finita. vada tranquilla che la messa c'è ancora. si mette sotto braccio l'altra mummia e mentre affronta le scale mi borbotta che dovrei fare qualcosa con le mie origini, che almeno un pochino d'arabo dovrei studiarlo, altrimenti che libanese sono!
mi sembra di aver capito alcune cose: 1) tutti gli inservienti, i camerieri, i commessi sono ispanici, massimo massimo possono essere italiani, che fanno sempre ridere un po'. 2) tolte le comunicazioni di servizio strettamente necessarie, è consentito rivolgere la parola solo a quelli della tua stessa razza, massimo massimo agli italiani, che fanno sempre ridere un po'. 3) se sei italiano, ricorda sempre che il caffè da starbucks fa schifo. 4) è sempre meglio evitare le vecchiette libanesi per strada, per loro non sarai mai un simpatico italiano ma soltanto un libanese maleducato. 5) gli abitanti di new york sono quelli che abitano qui e basta. non è possibile trovare loro una definizione ulteriore. però a tutti loro indistintamente gli italiani fanno lo stesso ilare effetto, che non so se sia proprio un complimento. 6) anche qui i cinesi sono un discorso a parte.

venerdì 19 dicembre 2008

new york, prime impressioni...

ho la sensazione che tutto, ma proprio tutto intorno a me, dalle facce poco magre degli americans, alle sagome dei grattacieli del financial district, sia abbastanza più grande di quanto io riesca a contemplare.
così i pensieri, le sensazioni e persino la vista finiscono con lo smettere di funzionare oltre una certa distanza focale. per sapere cosa vi sia più avanti, cosa si veda più in alto, credo mi toccherà arrivarci.

lunedì 15 dicembre 2008

winter


la differenza che passa tra i vari inverni degli uomini non è solo una questione di latitudine e longitudine.
sto qui e saluto il freddo di una città italiana, mentre sono convinto che quello di una città americana non sarà solo più o meno rigido ma avrà anche odori, sapori e soprattutto sfumature di luce diversi, influenzati dai paesaggi e dalle architetture di vetro, acciaio e cemento.
dopotutto la stagione non è solo una questione di clima.

venerdì 12 dicembre 2008

i poliziotti del quartierino


si sa che non si può stare tranquilli nei posti poco affollati, ma anche quelli pieni di gente mettono in pericolo la sicurezza.
si dice che molti crimini li commettano quei cattivoni degli immigrati ma se poi arrestano dei meridionali quindi camorristi, si tira lo stesso un sospiro di sollievo.
mi viene in mente che però la maggior parte dei reati violenti avviene in famiglia e che la maggior parte dei morti da noi li fa la strada.
ma perché non facciamo che si mette un poliziotto in ogni macchina e uno su ogni motorino? e perché non ne mettiamo uno in ogni casa?
oh, mica c'è da pensare che questa sia una deriva autoritaria, lo facciamo solo per sei mesi, al massimo prorogabili a un anno. certo ci costerebbe un po' in caschi per le moto ma per la nostra incolumità potremmo anche fare lo sforzo.

mercoledì 3 dicembre 2008

insolitudine

sto leggendo "le notti bianche", di fedor dostoevskij. questo romanzetto prende il nome dall'omonimo periodo dell'anno in cui, nella russia settentrionale e particolarmente nella zona di san pietroburgo, il sole tramonta ben oltre le dieci.
ricordo che questa insolita circostanza si ripeteva anche nel nord della scozia, durante il mio erasmus.
passeggiare in città deserte per via dell'ora ma ancora ben illuminate dal riverbero del sole dopo il tramonto, fin quasi alle undici di sera, ti fa sentire sulla luna, in un posto magico dove tutto è possibile. poi fa notte e dopo di nuovo mattino e quel fervore di vita fuori dagli schemi si ritira in spazi di memoria che ci vuole poco a confondere con il sogno. sono momenti sensuali ed inafferrabili.
per capire di cosa sto parlando vi toccherà andare a ridosso del circolo polare artico oppure mettervi a leggere dostoevskij. per ragioni del tutto personali e altrettanto insondabili vi consiglio di fare entrambe le cose. in ogni caso accompagnandovi con qualcosa di forte da bere. per amplificare.

sabato 29 novembre 2008

rivedere roma

sono andato a roma ed è stato come rincontrare un'amante che non vedevo da tempo. l'ho accarezzata con gli occhi e con gusto mentre, come al solito, se ne stava adagiata nella sua provinciale indolenza. in fondo credo proprio che ci vogliamo bene, io e lei.


sabato 22 novembre 2008

self-port-riot (ovvero dell'autorivoluzione)


dovrebbe esserci qualcosa che rappresenta lo specchio dell'anima ma non riesco in nessun modo a ricordare cosa sia. allora ho pensato di vedere cosa succede mettendo l'anima allo specchio. non ci ho capito molto lo stesso ma devo ammettere che il modello scelto ha degli occhi davvero molto molto espressivi... occhi?!... ah, ecco dov'era lo specchio dell'anima! che sbadato, me lo scordo dappertutto.

le altre foto sfigate del concorso vinto

non mi guardare così.

vista con stupore.

martedì 18 novembre 2008

strappare con gli occhi


e finalmente è arrivata la prova definitiva. ora anche piero angela e tutta la redazione di super quark dovranno ammettere che "pure i pullici tengono la tosse" (trad. per i non comprendenti - anche le pulci hanno la tosse)! perché? e ora mi spiego.
con la foto qui sopra, titolata come questo post, il sottoscritto ha appena saputo di aver vinto un piccolo concorso fotografico (ma per una pulce è sempre qualche cosa di epocale). quando me lo hanno detto al telefono non riuscivo a capire bene cosa volesse dire che avevo vinto. ho dovuto specificare: - ma ho vinto vuol dire cioè che sono arrivato primo?, - sì, - ah.
secondo me a sant'angelo a cupolo, ridente e fotograficamente competente comunità del sannio beneventano (dove, a scanso di equivoci, non ho parenti o conoscenti), dopo avermi sentito, si devono essere pentiti alquanto di avermi scelto come vincitore.
comunque, se non si rimangiano la parola, dovrebbero darmi una targa commemorativa (sigh, sono commosso), mettere la foto nel loro calendario 2009 (anche se, secondo me, avrebbero avuto più successo con un calendario tipo bellezze contadine over 70 nude. ma tant'è.) e, last but not least, una cosa di soldi.
ma c'è un ma! la premiazione si svolgerà il giorno 20 dicembre, a ridosso delle vacanze di natale, ed io non potrò esserci, se non in spirito, visto che sarò probabilmente intento a congelarmi il naso prominente da qualche parte tra la quinta e broadway, a manhattan (a proposito, alitalia, cai o come cazzo di chiami tu! non facciamo scherzi eh!?). dunque avrò bisogno di nominare un delegato al ricevimento dei premi. insomma, chi è che se la sentirebbe di farmi questo favore il 20 dicembre a sant'angelo a cupolo? (ah, per i disinteressati, i soldi saranno in un assegno non trasferibile!)

domenica 16 novembre 2008

qui riposano le ossa... niente luci. niente fiori.


sono un po' di giorni che ci penso... anzi, in realtà è praticamente tutta la vita che ci penso e poi me ne dimentico e poi ci ripenso ma non lo faccio mai. oggi l'ho fatto. mi sono detto per la centomilionesima volta, "ma devo proprio andare a vedere la tomba del mio bisnonno, antonio mastromarino", e oggi oltre a dirmelo l'ho fatto. il tutto è durato meno di mezz'ora ma mi sono successe tante di quelle cose che bisognerebbe scriverci un'intera storia. il fatto è che non ne ho voglia.
posso dire però che il cimitero di san giorgio è simpatico, c'ha un sacco di tombe vecchie, anche se sono diverse da quelle del cimitero di benevento. queste qui sono meno pretenziose, lapidi semplici semplici con i nomi incisi e verniciati di nero e, alle volte, dei piccoli girali di edera, neri pure loro, ricavati nei quattro angoli della pietra. sono poche quelle che oltre a nomi e date hanno anche dei messaggi. ma andiamo per gradi.
di tutte le tombe del cimitero, che detto per inciso c'ha un ossario impressionante, due mi hanno colpito particolarmente. la prima è quella di mio bisnonno (!), posta in basso, a terra, in un viottolo di passaggio. passa quasi inosservata. antonio è nato il 10 febbraio del 1861, quando qui solo da qualche mese non eravamo più sotto i borbone, ed è morto l'8 dicembre del 1939, convinto, per quanto glie ne potesse fregare a un sangiorgese di allora, che mussolini fosse l'uomo della provvidenza. forse non dovrei dirlo, in fondo sono il suo pronipote e poi ne so così poco di lui, ma fu uomo di terra e d'affari, scaltro di sicuro e di sicuro approfittatore. una delle cose che so e che ebbe una certa rilevanza nella sua vita è che fu un gran puttaniere e per questo morì solo e solo fu seppellito. a settanta anni di distanza, con la parzialità che mi concede il tempo passato, posso dire che mi sta simpatico e che un pensiero ogni tanto glie lo dedicherò io.
l'altra tomba che mi ha colpito è una strana lapide in cui è scritto "qui giacciono le ossa di ...
niente luci. niente fiori." sopra non ci sono simboli religiosi ma solo una foto di un distinto signore in giacca e panciotto damascato. una cosa così a santo giorgio non me la sarei mai aspettata!

sabato 15 novembre 2008

delirium tremenDs

prima del rum.

dopo il rum.


buono il rum! peccato per quel senso di nausea un po' dolciastra.

giovedì 6 novembre 2008

il conto


la persona che propone di dividere il conto in parti uguali è sempre quella che ha ordinato il piatto più caro.

la persona che si offre di pagare per tutti è sempre convinto che quella che ha ordinato il piatto più caro dirà, - no, dai. facciamo in parti uguali. -, e sbaglia.

venerdì 31 ottobre 2008

lo spioncino


conoscete la storia di quell'uomo che una notte si sveglia perché sente dei rumori e trova la moglie intenta a spalmarsi un unguento addosso? rimane nascosto dietro uno spioncino per capire cosa stia accadendo e vede la donna che, una volta finita l'operazione, si avvicina alla finestra e si lancia fuori ma, invece di cadere in strada, si mette a volare! in questo modo l'uomo scopre che sua moglie è una strega. passa le giornate successive indeciso sul da farsi: se denunciasse la moglie porterebbe il discredito su tutta la famiglia ma se tacesse diverrebbe complice dei sortilegi della strega e sarebbe dannato anche lui.
la soluzione gli si presenta all'improvviso: una mattina presto, mentre la moglie recupera il sonno perduto durante la notte, l'uomo sostituisce l'unguento con una banale pomata. la notte successiva, mentre sta dormendo, viene ridestato bruscamente da un urlo disperato. affacciandosi alla finestra vede il corpo della moglie spiaccicato al suolo.
tra le lacrime dirà a tutti che la donna è impazzita e si è suicidata.

domenica 26 ottobre 2008

pornografia


"allora stasera si esce. ok. andiamo in centro. va bene. non è che sembri proprio entusiasta. perché non lo sono."

mi sa che questa cosa sento proprio il bisogno di spiegarla. adoro la mia città, di giorno come di notte. a seconda dei momenti è capace di cambiare forma, colori e contenuti, di sfocarsi o farsi più nitida. mi piace molto ma non la sopporto nei momenti di affollamento, nelle ore di passione. le notti del fine settimana per me ad esempio sono terribili, alienanti, enormemente corrosive. mi sento come incanalato in questo piccolo fiume assieme a migliaia di stupidi pesci salmone, come me, che cercano in ogni modo di risalire la corrente. c'è chi si sente confortato dall'immersione nella massa, mentre per me questo tipo di ammollo è deleterio, come se esponessi il mio sesso nudo a un nuvolo di sguardi indifferenti. la liturgia della bellavita beneventana mi fa vergognare.
soltanto con lo scudo scintillante e cinico di una macchina fotografica tra le mani tutto questo smette di essere una recita di trez'ordine, di cui non ricordo mai le mie battute, per divenire un qualche esperimento pornografico, antropologicamente interessante.

martedì 21 ottobre 2008

non è il bagno di casa dopo che... o sì?


uno dei difetti (o è un pregio?) della macchina fotografica è che la sua vista sia parziale. inquadra solo quello che vuole e spesso tralascia i contesti. succede che il nostro cervello con le sue stupidissime capacità associative infili l'immagine ripresa in un contesto del tutto arbitrario, basandosi sui propri pregiudizi e pochi altri scarni elementi.
così se vi dicessi che questa immagine viene da un viaggio lampo in kosovo al seguito di una ong che si occupa di minoranze serbe perseguitate, voi probabilmente pensereste che sono un cazzaro... e fin qui ci siamo... ma per quelli di voi che abboccassero potreste anche trovare questa foto interessante o addirittura rappresentativa. ora, se invece vi raccontassi che la foto è presa in una casa cantoniera abbandonata su un cucuzzolo panoramico a s. marco ai monti, ecco che tutti indistintamente pensereste che non vi sto prendendo per il culo... gente di poca fede... ma soprattutto trovereste che l'immagine, in fondo, non è niente di più che la rappresentazione di uno scarrupizzo!
quindi l'immagine reale incide in piccola misura sull'immagine che i nostri cervelletti asfittici e presuntuosi ci impongono di vedere. tutto questo naturalmente non vale per quelli che ci hanno visto solo scene di sesso e farfalle. in quel caso vi suggerisco il test delle macchie di rorschach... per voi sarà vera e propria pornografia.

venerdì 17 ottobre 2008

la teoria del millepiedi


"chi tene mala capa adda tene buono pere". non c'è niente da fare. si può passare anni a studiare, a girare il mondo, a perfezionare la propria conoscenza degli altri ma, in fondo, si tratterà comunque delle esperienze accumulate nell'arco di una sola, neanche del tutto vissuta, vita.
come si potrebbe mai pensare di arrivare più in alto di numerose generazioni di uomini e donne, il cui sapere è tutto concentrato, come in una poesia, all'interno di brevi sagaci massime?

lunedì 13 ottobre 2008

l'arte di pensare al nulla


da bambini, al mare, qualche volta nostro zio ci portava a pesca con lui. il pomeriggio tardi, quando il sole non mozzica più, ci incamminavamo per un pezzo di strada lungo la scogliera, saltando come capre tra spuntoni di roccia, pezzi di passerella arrugginita e cespugli di ginestra a forma di nuvola.

io e mio fratello non avevamo la canna da pesca e non dovevamo fare niente, solo stare lì e guardare. poteva capitare che zio ci facesse infilzare un pezzetto di verme sul'amo, ma erano più le volte che ci lasciavmo le dita invece del vermiciattolo il quale, dal canto suo, contorcendosi ringraziava.

si restava fino a tardi, fino a quando anche l'ultimissimo riverbero di luce si esauriva in aureole colorate dal rosa al cremisi, fino al blu cobalto della notte incipiente. bisognava stare zitti e fermi e il più delle volte si tornava a mani vuote o con minuscolissimi pescetti, che forse sarebbe stato il caso di restituire al loro ambiente.

io e luciano ci accoccolavamo su qualche scoglio a picco sul mare e passavamo ore senza parlare, scrutando fissi il galleggiante che seguiva morbido l'ondulio dell'acqua. zio fumava e faceva lo stesso, fino al momento in cui non gli sembrava di sentire qualche piccolo tocco o di vedere l'amigdala fluorescente del galleggiante sparire sotto il pelo dell'acqua. allora, con un gesto secco del braccio, tirava di scatto la canna in alto per consentire all'amo di mordere più a fondo il muso del pesce.

noi ci scuotevamo e ci alzavamo in piedi. ci mettevamo dritti con le nude gambe tese e il torso sporto in avanti, per vedere meglio. quando dall'acqua spuntavano fulminei bagliori d'argeno, allora potevamo parlare e gioire per qualche minuto, per la buona pesca. una volta preparata di nuovo l'esca tutto tornava al silenzio immobile di prima.

accovacciato, ginocchia al petto, in perfetta copia di mio fratello accanto, tornavo a respirare forte il profumo caustico e salmastro degli scogli e mi rimettevo a pensare a quello splendido nulla riflesso sul mare che spariva al buio di fine giornata ma senza smettere mai di mormorare la sua voce.

si stava bene.

giovedì 9 ottobre 2008

prospettiva


"si sono incrociati come estranei,
senza un gesto o una parola,
lei diretta al negozio,
lui alla sua auto.

forse smarriti
o distratti
o immemori
di essersi, per un breve attimo,
amati per sempre.

d'altronde nessuna garanzia
che fossero loro.
sì, forse, da lontano,
ma da vicino nient'affatto.

li ho visti dalla finestra
e chi guarda dall'alto
sbaglia più facilmente.

lei è sparita dietro la porta a vetri,
lui si è messo al volante
ed è partito in fretta.
cioè, come se nulla fosse accaduto,
anche se è accaduto.

e io, solo per un istante
certo di quel che ho visto,
cerco di persuadere Voi, Lettori,
con brevi versi occasionali,
quanto triste è stato."

- wislawa szymborska -

se pensate di averci capito qualcosa fatemelo sapere, perché secondo me, inconsapevolmente, questa è la migliore descrizione del fotografo che conosca.
il resto ce lo teniamo per noi.

domenica 5 ottobre 2008

l'apparenza in canna


la cosa che più mi piacerebbe saper fare con una macchina fotografica, e che invece meno mi riesce, sarebbe cogliere la bellezza delle cose e delle persone. il problema è che per farlo bisogna prima interrogarsi su quale sia la propria personale concezione di bellezza e qui i nodi vengono al pettine. intanto e soprattutto perché, se assumiamo che questa concezione sia personale, va da sé che essa cambi col progressivo cambiare della personalità.
con la personalità che mi ritrovo in questo momento, ad esempio, la bellezza è per me un concetto talmente volatile da essere quasi insignificante.

lunedì 29 settembre 2008

futilità


"dove non splende sole luce penetra;
dove non scorre mare, le acque del cuore
spingono avanti le loro maree;
fantasmi infranti con lucciole nel capo,
le cose della luce
sfilano per la carne dove nessuna carne riveste le ossa."
- dylan thomas -

maro' e come so' dark!

venerdì 26 settembre 2008

posso?


da quando l'ho scattata non faccio altro che andarmela a rivedere. non è originale, né particolarmente suggestiva, eppure c'è in essa qualcosa di personale, quasi intimo, anche se non sono sicuro di aver capito bene cosa! sarà la curiosità inestinguibile di sapere quello che c'è dietro? oppure il desiderio di conoscere chi siano faby e ilary? sarà l'interesse botanico per le parietarie? oppure chi lo sa? perché non è che si può sapere sempre tutto.
intanto ascolto whatd i say di ray charles, bevo una schifosissima tisana di aglio e limone, che però fa tanto bene contro la mia febriciattola, e penso una miriade di cose molto molto personali che non mi sognerei mai di scrivere su un blog... segreti.
che ci vedete voi in una porta imbrattata e un pò sgangherata? alla fine io credo di vederci un passato di verdure o un riso in brodo... pensieri semplici da mente un po' raffreddata.

lunedì 22 settembre 2008

don't touch... me... please!


oggi che il cielo ha la faccia di uno che ha esagerato durante il fine settimana e vorrebbe solo starsene a riposare, mi sorprendo a pensare che vorrei tanto andarmene a mare a fare il bagno. sì, proprio il bagno con questo tempo qui. ché adesso al mare di sicuro non c'è più nessuno e me lo godrei tutto per me.
solo per me.
anzi... mò vado... massimo massimo... domani.

venerdì 19 settembre 2008

ma che giorno è oggi?


eh sì, proprio un bel compleanno! sarà una settimana che ci penso, a come celebrare un anno di vita di arrevota. "cosa mi invento di particolare? qualche cosa che sia unico e che però non snaturi il modus vivendi di questo spazio!" mi sono ripetuto questi concetti per giorni e poi, a un certo punto mi è venuto un dubbio... ma quand'è che ho aperto il blog? allora vado alla ricerca del mio primo post, "memoria muta" (il quale, detto per inciso, sta per diventare qualcos'altro... ma non vi anticipo niente), guardo la data e scopro che il primo compleanno di arrevota era il giorno 11 settembre.
quale modo migliore per ricordare la nascita del mio caro blog se non quello di dimenticarmene??
eppure di strada ne abbiamo fatta insieme da allora: secondo le statistiche di google, arrevota ha ricevuto 3685 visite in un anno, praticamente una media di 10 visite al giorno, per un totale di 5428 pagine visualizzate da ben 655 visitatori unici assoluti, che si sono collegati da 27 differenti nazioni del mondo (ringrazio in particolare i miei fan da singapore, giordania, filippine, vietnam, el salvador, burkina faso, micronesia, urrs, kamchatka, isole marshall e bikini)
in pratica sono riuscito ad eguagliare in un anno le statistiche di un secondo di google... so' soddisfazioni!
ora, sull'adagio del vecchio detto latino "semel in anno licet insavire", vorrei chiedere a tutti i lettori di questo post, anche a quelli che sono qui occasionalmente e pure a quelli che ci sono finiti per sbaglio (secondo me il visitatore di el salvador, ad esempio), tutti, ma proprio tutti tutti tutti, lasciate un saluto nei commenti, anche se leggerete questo post fra un mese, tanto arrevota non si offende (dico, il suo creatore si è ricordato del compleanno con più di una settimana di ritardo, figuriamoci) e, cari anonimi, lasciate il nome per una volta, tanto si perderà nell'abisso di commenti che prevedo di ricevere!!!
dai, dopo un anno e otto giorni di vita, un piccolo gesto di incoraggiamento, in fondo, arrevota se lo è meritato!!!

la foto è una gentile concessione (anche se non lo sapeva ancora) del mio caro amico professionista dello scatto igenico-sanitario, booob!

martedì 16 settembre 2008

la persistenza della memoria


"invece di rendermi duro, come la vita in realtà aveva progettato, riuscii a costruirmi un guscio che proteggeva la sensibile nudità del paguro bernardo che vi era insediato, cioè io stesso. sicché, mentre esternamente acquistavo sempre più l'aspetto di una fortezza, internamente potevo continuare a invecchiare molle, ipermolle."
- Salvador Dalì -



venerdì 12 settembre 2008



ma guarda un po' che mi doveva capitare... uno se ne va un botto di anni fa a fare un bel viaggio in andalusia e pensa, mo' mi faccio un sacco di belle foto, che qui ci sono proprio begli scorci. poi torna a casa e dopo aver ammorbato (nemmeno troppo in fondo) parenti e amici con le sue foto se ne dimentica per un po' di anni. poi succede che sempre lo stesso uno decide che è arrivato il momento di entrare nella comunicazione globale, ma quella giovane, e allora, nonostante non sia più esattamente un adolescente, si fa un blog. e i blog si sa sono come le ciliege e così dopo un pò se ne fa un altro. e sopra per riempire i suoi due blog che fa? ci mette un po' tutte le foto che ha fatto e che gli piacciono di più. e ci capitano in mezzo, guarda un po' anche alcune del viaggio in andalusia! ho capito, voi vi starete domandando ma questo adesso che vuole? perché ci racconta tutta questa manfrina insopportabile?
semplice, perché proprio oggi, a distanza di anni, prendendola da uno dei miei due blog, una guida turistica on line di siviglia mi ha chiesto di accattarsi una delle mie foto per fare la pubblicità a un albergo cittadino. il fatto che la foto sia stata scattata in tutt'altra parte di siviglia, rispetto a dove si trova l'hotel al-andalus palace è per loro irrilevante... figuariamoci per me!

mercoledì 10 settembre 2008

free lance


a ben vedere la fotografia è interessante soprattutto perché non sempre è possibile intuire dalle singole immagini la cialtroneria del fotografo.
questa è senz'altro una buona notizia per me, anche se finisce col rendere decisamente deludenti gli incontri con i grandi fotografi.

giovedì 4 settembre 2008

ripetitività


a perpignan, al festival internazionale del fotogiornalismo Visa pour l'Image 2008. qui sono tutti ma proprio tutti tutti fotografi. io guardo guardo, tanto per mimetizzarmi e poi mi capita che quando esco dall'immersione mi sembra che, rispetto ai comuni mortali, sono diventato un pò fotografo anche io. ma solo poco poco, forse per osmosi. gurado le mostre e le proiezioni a decine e foto, foto ovunque e dapperttutto, anche nei bagni dei negozi. comunque sia, se invece della passione per la fotografia avessi avuto quella per le lingue straniere forse sarei riuscito a evitare di mangiare patate ogni singolo giorno. e non ho acora capito come si chiamano in francese.

sabato 30 agosto 2008


e se uno partisse per un viaggio e poi si rendesse conto che, strada facendo, senza sapere bene come, forse sbagliando a qualche incrocio di quelli poco segnalati, forse perché mentre viaggiava si è tenuto un bel pezzo tra il sonno e la veglia, insomma se uno sospettasse di essere andato oltre la sua meta effettiva? non più avanti o più di lato, ma più sopra o più sotto. i posti sembrano uguali, infinitesimamente simili a come dovrebbero essere, però qui i fantasmi si fregano la tua birra e nessuno se ne accorge. se non fosse per la macchina fotografica, giurerei di averla bevuta quella birra e insieme a tante altre sue sorelle.

martedì 26 agosto 2008

aracnofagia


mi giro. ho caldo, o forse freddo. le lenzuola sono ragnatele aggrovigliate ai polpacci, i piedi mi pulsano come se scoppiassero di sangue e la testa è un continuo tamburellare. la fronte suda e gli occhi si aprono e si chiudono di continuo, alla ricerca delle prime tracce del giorno. intanto mi schiaccia come in un bossolo la notte. mi mordo i denti con i denti e quasi mi slogo una spalla nel tentativo di trovare almeno una posizione che mi dia un po' di pace. ma non c'è niente da fare. il cuore mi pizzica forte, mi battono le tempie e le gambe tremano a tempo lungo il cammino dei sogni, che poi sogni non sono e nemmeno incubi. sono visioni, miraggi, demoni e fantasmi dai contorni violentemente confusi e dalle fauci spalancate e ululanti. ce l'hanno tutti con me, mi girano intorno, mi guardano dritto ma non so proprio perché. sono malato, sono ferito, sono avvelenato. c'è qualcosa che mi mangia dentro e mi contorce fino allo spasimo, fino alla luce dell'alba che ricaccia tutti i tritoni e le sirene nel loro mare.



sono finito alla notte della taranta, in salento. forse avrei dovuto saperlo che sarebbe andata così, che nella polvere dell'arena qualche ragno avrebbe punto anche me.
oppure è stata colpa della cena.


martedì 5 agosto 2008

il demiurgo


"ora, quando l'artefice, guardando sempre a quello che è nello stesso modo e giovandosi di così fatto modello, esprime la forma e la virtù di qualche opera, questa di necessità riesce tutta bella...", Platone, Timeo.



flaviano all'opera. che volete farci, la genialità è un vizio di famiglia!