venerdì 31 ottobre 2008

lo spioncino


conoscete la storia di quell'uomo che una notte si sveglia perché sente dei rumori e trova la moglie intenta a spalmarsi un unguento addosso? rimane nascosto dietro uno spioncino per capire cosa stia accadendo e vede la donna che, una volta finita l'operazione, si avvicina alla finestra e si lancia fuori ma, invece di cadere in strada, si mette a volare! in questo modo l'uomo scopre che sua moglie è una strega. passa le giornate successive indeciso sul da farsi: se denunciasse la moglie porterebbe il discredito su tutta la famiglia ma se tacesse diverrebbe complice dei sortilegi della strega e sarebbe dannato anche lui.
la soluzione gli si presenta all'improvviso: una mattina presto, mentre la moglie recupera il sonno perduto durante la notte, l'uomo sostituisce l'unguento con una banale pomata. la notte successiva, mentre sta dormendo, viene ridestato bruscamente da un urlo disperato. affacciandosi alla finestra vede il corpo della moglie spiaccicato al suolo.
tra le lacrime dirà a tutti che la donna è impazzita e si è suicidata.

domenica 26 ottobre 2008

pornografia


"allora stasera si esce. ok. andiamo in centro. va bene. non è che sembri proprio entusiasta. perché non lo sono."

mi sa che questa cosa sento proprio il bisogno di spiegarla. adoro la mia città, di giorno come di notte. a seconda dei momenti è capace di cambiare forma, colori e contenuti, di sfocarsi o farsi più nitida. mi piace molto ma non la sopporto nei momenti di affollamento, nelle ore di passione. le notti del fine settimana per me ad esempio sono terribili, alienanti, enormemente corrosive. mi sento come incanalato in questo piccolo fiume assieme a migliaia di stupidi pesci salmone, come me, che cercano in ogni modo di risalire la corrente. c'è chi si sente confortato dall'immersione nella massa, mentre per me questo tipo di ammollo è deleterio, come se esponessi il mio sesso nudo a un nuvolo di sguardi indifferenti. la liturgia della bellavita beneventana mi fa vergognare.
soltanto con lo scudo scintillante e cinico di una macchina fotografica tra le mani tutto questo smette di essere una recita di trez'ordine, di cui non ricordo mai le mie battute, per divenire un qualche esperimento pornografico, antropologicamente interessante.

martedì 21 ottobre 2008

non è il bagno di casa dopo che... o sì?


uno dei difetti (o è un pregio?) della macchina fotografica è che la sua vista sia parziale. inquadra solo quello che vuole e spesso tralascia i contesti. succede che il nostro cervello con le sue stupidissime capacità associative infili l'immagine ripresa in un contesto del tutto arbitrario, basandosi sui propri pregiudizi e pochi altri scarni elementi.
così se vi dicessi che questa immagine viene da un viaggio lampo in kosovo al seguito di una ong che si occupa di minoranze serbe perseguitate, voi probabilmente pensereste che sono un cazzaro... e fin qui ci siamo... ma per quelli di voi che abboccassero potreste anche trovare questa foto interessante o addirittura rappresentativa. ora, se invece vi raccontassi che la foto è presa in una casa cantoniera abbandonata su un cucuzzolo panoramico a s. marco ai monti, ecco che tutti indistintamente pensereste che non vi sto prendendo per il culo... gente di poca fede... ma soprattutto trovereste che l'immagine, in fondo, non è niente di più che la rappresentazione di uno scarrupizzo!
quindi l'immagine reale incide in piccola misura sull'immagine che i nostri cervelletti asfittici e presuntuosi ci impongono di vedere. tutto questo naturalmente non vale per quelli che ci hanno visto solo scene di sesso e farfalle. in quel caso vi suggerisco il test delle macchie di rorschach... per voi sarà vera e propria pornografia.

venerdì 17 ottobre 2008

la teoria del millepiedi


"chi tene mala capa adda tene buono pere". non c'è niente da fare. si può passare anni a studiare, a girare il mondo, a perfezionare la propria conoscenza degli altri ma, in fondo, si tratterà comunque delle esperienze accumulate nell'arco di una sola, neanche del tutto vissuta, vita.
come si potrebbe mai pensare di arrivare più in alto di numerose generazioni di uomini e donne, il cui sapere è tutto concentrato, come in una poesia, all'interno di brevi sagaci massime?

lunedì 13 ottobre 2008

l'arte di pensare al nulla


da bambini, al mare, qualche volta nostro zio ci portava a pesca con lui. il pomeriggio tardi, quando il sole non mozzica più, ci incamminavamo per un pezzo di strada lungo la scogliera, saltando come capre tra spuntoni di roccia, pezzi di passerella arrugginita e cespugli di ginestra a forma di nuvola.

io e mio fratello non avevamo la canna da pesca e non dovevamo fare niente, solo stare lì e guardare. poteva capitare che zio ci facesse infilzare un pezzetto di verme sul'amo, ma erano più le volte che ci lasciavmo le dita invece del vermiciattolo il quale, dal canto suo, contorcendosi ringraziava.

si restava fino a tardi, fino a quando anche l'ultimissimo riverbero di luce si esauriva in aureole colorate dal rosa al cremisi, fino al blu cobalto della notte incipiente. bisognava stare zitti e fermi e il più delle volte si tornava a mani vuote o con minuscolissimi pescetti, che forse sarebbe stato il caso di restituire al loro ambiente.

io e luciano ci accoccolavamo su qualche scoglio a picco sul mare e passavamo ore senza parlare, scrutando fissi il galleggiante che seguiva morbido l'ondulio dell'acqua. zio fumava e faceva lo stesso, fino al momento in cui non gli sembrava di sentire qualche piccolo tocco o di vedere l'amigdala fluorescente del galleggiante sparire sotto il pelo dell'acqua. allora, con un gesto secco del braccio, tirava di scatto la canna in alto per consentire all'amo di mordere più a fondo il muso del pesce.

noi ci scuotevamo e ci alzavamo in piedi. ci mettevamo dritti con le nude gambe tese e il torso sporto in avanti, per vedere meglio. quando dall'acqua spuntavano fulminei bagliori d'argeno, allora potevamo parlare e gioire per qualche minuto, per la buona pesca. una volta preparata di nuovo l'esca tutto tornava al silenzio immobile di prima.

accovacciato, ginocchia al petto, in perfetta copia di mio fratello accanto, tornavo a respirare forte il profumo caustico e salmastro degli scogli e mi rimettevo a pensare a quello splendido nulla riflesso sul mare che spariva al buio di fine giornata ma senza smettere mai di mormorare la sua voce.

si stava bene.

giovedì 9 ottobre 2008

prospettiva


"si sono incrociati come estranei,
senza un gesto o una parola,
lei diretta al negozio,
lui alla sua auto.

forse smarriti
o distratti
o immemori
di essersi, per un breve attimo,
amati per sempre.

d'altronde nessuna garanzia
che fossero loro.
sì, forse, da lontano,
ma da vicino nient'affatto.

li ho visti dalla finestra
e chi guarda dall'alto
sbaglia più facilmente.

lei è sparita dietro la porta a vetri,
lui si è messo al volante
ed è partito in fretta.
cioè, come se nulla fosse accaduto,
anche se è accaduto.

e io, solo per un istante
certo di quel che ho visto,
cerco di persuadere Voi, Lettori,
con brevi versi occasionali,
quanto triste è stato."

- wislawa szymborska -

se pensate di averci capito qualcosa fatemelo sapere, perché secondo me, inconsapevolmente, questa è la migliore descrizione del fotografo che conosca.
il resto ce lo teniamo per noi.

domenica 5 ottobre 2008

l'apparenza in canna


la cosa che più mi piacerebbe saper fare con una macchina fotografica, e che invece meno mi riesce, sarebbe cogliere la bellezza delle cose e delle persone. il problema è che per farlo bisogna prima interrogarsi su quale sia la propria personale concezione di bellezza e qui i nodi vengono al pettine. intanto e soprattutto perché, se assumiamo che questa concezione sia personale, va da sé che essa cambi col progressivo cambiare della personalità.
con la personalità che mi ritrovo in questo momento, ad esempio, la bellezza è per me un concetto talmente volatile da essere quasi insignificante.