lunedì 13 ottobre 2008

l'arte di pensare al nulla


da bambini, al mare, qualche volta nostro zio ci portava a pesca con lui. il pomeriggio tardi, quando il sole non mozzica più, ci incamminavamo per un pezzo di strada lungo la scogliera, saltando come capre tra spuntoni di roccia, pezzi di passerella arrugginita e cespugli di ginestra a forma di nuvola.

io e mio fratello non avevamo la canna da pesca e non dovevamo fare niente, solo stare lì e guardare. poteva capitare che zio ci facesse infilzare un pezzetto di verme sul'amo, ma erano più le volte che ci lasciavmo le dita invece del vermiciattolo il quale, dal canto suo, contorcendosi ringraziava.

si restava fino a tardi, fino a quando anche l'ultimissimo riverbero di luce si esauriva in aureole colorate dal rosa al cremisi, fino al blu cobalto della notte incipiente. bisognava stare zitti e fermi e il più delle volte si tornava a mani vuote o con minuscolissimi pescetti, che forse sarebbe stato il caso di restituire al loro ambiente.

io e luciano ci accoccolavamo su qualche scoglio a picco sul mare e passavamo ore senza parlare, scrutando fissi il galleggiante che seguiva morbido l'ondulio dell'acqua. zio fumava e faceva lo stesso, fino al momento in cui non gli sembrava di sentire qualche piccolo tocco o di vedere l'amigdala fluorescente del galleggiante sparire sotto il pelo dell'acqua. allora, con un gesto secco del braccio, tirava di scatto la canna in alto per consentire all'amo di mordere più a fondo il muso del pesce.

noi ci scuotevamo e ci alzavamo in piedi. ci mettevamo dritti con le nude gambe tese e il torso sporto in avanti, per vedere meglio. quando dall'acqua spuntavano fulminei bagliori d'argeno, allora potevamo parlare e gioire per qualche minuto, per la buona pesca. una volta preparata di nuovo l'esca tutto tornava al silenzio immobile di prima.

accovacciato, ginocchia al petto, in perfetta copia di mio fratello accanto, tornavo a respirare forte il profumo caustico e salmastro degli scogli e mi rimettevo a pensare a quello splendido nulla riflesso sul mare che spariva al buio di fine giornata ma senza smettere mai di mormorare la sua voce.

si stava bene.

3 commenti:

boccaccino ha detto...

ma sta foto dove l'hai fatta?? brava! ma non è che stai diventando capace sul serio?

Luigi ha detto...

nonostante tutto credo di poterlo considerare un complimento... grazie!
la foto è di questa estate, positano... mentre la prendevo ho pensato che in fondo sono posti veri anche i posti finti.

eleonora ha detto...

e poi la foto è adattissima al racconto..pure il colore dei costumi è preciso, uno rosso e uno blu!!