venerdì 24 settembre 2010

piccole facce


ho assistito al concerto di cristina donà con gli occhi semi chiusi, con poca luce, insomma. tutto mi è sembrato più piccolo, il numero di persone, le loro voci, la loro presenza quasi insignificante.

il meglio della musica l'ho sentito mentre passeggiavo tra le rovine di questo posto strano che conosco da quando è rinato, il sacramento.

non è che sia stato proprio loquace e di compagnia per tutta la serata. più o meno quando è cominciato il canto ho smesso di essere agganciato al mondo circostante. quasi avrebbe anche potuto capitarmi di volare via, come una specie di palloncino della festa, di quelli pieni d'elio, che quando te li legano al polso, da bambino, tu pensi che sarai felice per sempre, invece, tre minuti dopo, mentre lo vedi sparire in cielo, mamma non lo so come ha fatto a slegarsi, lo giuro, pensi che non ti riprenderai mai più dal trauma dell'abbandono.

io, mentre me ne salivo per aria, ogni tanto cercavo qualcuno, uno sguardo, un piccola faccia che mi facesse da ancora e quando l'ho trovata sono risceso un po', ma così, tanto per assicurarmi che lo spago non si stesse sciogliendo.


come quei due che ho incontrato fuori, prima di entrare. lui si chiama antonio e lei non me lo ricordo come si chiama. comunque è quasi sessant'anni che stanno insieme e litigano sulla ricetta del risotto alla milanese da almeno cinquanta. sarà perché sono pugliesi, che nessuno dei due è sicuro di cosa ci vada dentro, sarà perché entrambi dicono che a casa cucinano loro ma, quando uno dei due la spara grossa l'altro lo corregge, così, semplicemente, e a vederli non sembra tanto male.


guarda, anto', ho controllato, lo so che internet non è proprio tra le fonti che tu riterresti più attendibili ma da tutte le parti ho letto che il brodo per il riso lo devi fare con l'ossobuco, come diceva tua moglie. insomma, mi dispiace ma c'ha ragione lei, la pancia ce l'hai perché mangi, mica perché cucini.

domenica 19 settembre 2010

linea di galleggiamento


l'orizzonte, visto da una barca, sembra sempre più in discesa o in salita, a seconda di come uno lo guarda. ho provato a raddrizzarlo con un piccolo intervento di fotoritocco e mi sono accorto che, in questo modo, a diventare storto è proprio tutto il resto.


le barche e i marinai, i bagnanti con prole, i compagni di viaggio e quelli di tenda, che se sei fortunato sono anche la stessa persona, il vino, i cani e i gatti, le sirene e i loro scogli, quei piccoli pezzettini di vetro che il mare leviga sulle spiagge, gli ombrelloni, i salvagente, la passeggiate tra gli ulivi e i valloni dove nemmeno i muli  vanno, i corteggiamenti e i canti, all'ombra dei carrubi, uno maschio e uno femmina, rigorosamente insieme.


quando scendi dalla barca succede che lo storto è quello che fino a prima di partire era dritto. questo perché il mare è un'altra cosa, indipendentemente dal fatto che lo si guardi dal davanti o dal di dietro.