martedì 26 febbraio 2008

celebrazioni

... e se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credervi assolti
siete lo stesso coinvolti ...

in questi giorni ricorre l'anniversario della scomparsa di fabrizio de andré (si scriverà poi così?), allora ho pensato che, siccome a me faber piace molto, siccome al neo-laureato della foto piace pure di più, siccome le cose non capitano mai in un certo ordine per caso (o meglio, noi non percepiamo mai la casualità dell'ordine come "casuale", a meno di non essere tra quelli che vivono in senso mistico l'esistenza del Caso), insomma 'ste due cose in qualche modo dovevano andare insieme.

ps (auguri)

lunedì 18 febbraio 2008

amor omnia vincit


ho trovato in un angoletto sperso del mio pc questo raccontino... un vero pezzo di bravura! ovviamente non è mio! ma credo che sarà una lettura piacevole.

Sciacquabudella

tutto giù, in un solo sorso, che se no, a tenerlo in bocca e sorseggiarlo, avrebbe dato di stomaco. poggiò il bicchiere sul tavolo che sembrava lo volesse rompere. tonf. era un bicchiere largo e basso da whiskey, dentro c'erano due cubetti di ghiaccio ancora quasi intatti. afferrò il manico della brocca, la agitò e riempì di nuovo il bicchiere, mentre ancora pensava a lei. lui pensava sempre a lei: di mattina, di pomeriggio, di sera e di notte. mentre preparava da mangiare, mentre guidava la macchina, mentre era a lavorare, mentre si vestiva e persino quando era al bagno. c'hai presente un’ossessione? ecco, così! perché lui quando si innamorava era così che si riduceva.

tutto giù, anche il secondo bicchiere, come quell'altro, sempre sbattendolo forte sul tavolo. tonf. e quanto gli piaceva fare quel rumore lì. piccolina, ma non troppo, con gli occhi vispi vispi che sembrava quando porti un bambino in gelateria, solo che lei era sempre così. e la bocca, la bocca era a forma di cuore, almeno così diceva sempre lui, ma io non l'ho mai vista. e se proprio te lo devo dire, secondo me questa cosa della bocca è un po’ come quando il dottore ti fa vedere le macchie di inchiostro e tu devi dire cosa ti sembra: se ci vedi tuo padre spappolato e sanguinante, c'hai il complesso di Edipo. lui era innamorato, e vedeva una forma di cuore dove invece secondo me c'era solo una bocca normalissima. ma comunque, fatti suoi. capelli un po’ lunghi e un po’ no, una mezza lunghezza insomma. un bel sederino e tutto il resto. una di cui ci si innamora. agitò la brocca, riempì il bicchiere, lo alzò fino alla bocca.

tutto giù, pure il terzo, che a lui sembrava ci fosse qualcosa da festeggiare assolutamente quel giorno. tonf, ovviamente. e che cosa stava festeggiando? il quarto incontro con lei, quello migliore di tutti quelli che c'erano stati fino ad allora, l'incontro della svolta. agitò ancora, versò di nuovo. eh si, perché fino ad allora non erano stati granché ‘sti incontri. a parte quella volta che l'aveva incontrata per le scale, mentre un altro po’ moriva per portare su al terzo piano, dove stava lei e pure lui, una bustona della spesa strapiena. lascia a me, aveva detto, la porto io, tanto andiamo allo stesso piano. un vero cavaliere era stato quella volta lì. e secondo me pure lei l'aveva pensato, visto che poi gli offrì pure un caffè di ringraziamento. era la terza volta che parlavano, ma in assoluto la prima che il discorso andasse oltre il solito, ciao, ciao. quella volta scoprì come si chiamava, uno di quei nomi composti, che tu pensi, io i nomi composti li odio, e poi conosci una persona e improvvisamente ti piacciono i nomi composti.

tonf. era il quarto, tutto giù, che quando agitò la brocca si accorse che ormai il ghiaccio nel bicchiere era sciolto; e calda quella roba lì non si poteva proprio bere. si alzò e prese dal frigo altro ghiaccio. lo mise nel bicchiere, stavolta tre cubetti, agitò la brocca e versò. tutto giù senza pensare, il quinto come il primo, il secondo, il terzo e il quarto. la brocca era vuota, ma da bere ce n’era ancora, e quanto! aveva appena iniziato. che questa cosa di bere gli era venuta in mente appena era rientrato, entrando nel cesso di casa sua. -ti ricordi quello che avevi detto- disse lei appena lui era uscito di casa qualche ora prima -che se avessi avuto bisogno di qualsiasi cosa sarei potuta venire a chiedere a te?- disse. -ma figurati, fa pure con comodo, tanto io stavo giusto uscendo, il bagno è lì in fondo, poi quando hai finito lasci duemila lire sul mobile all'ingresso, tiri la porta e te ne vai-. anche la battuta gli era uscita, e non era nemmeno così male, anche se poi stette tutta la mattina a ripensarci e chiedersi se aveva fatto bene.

gli toccava andare a riempire la brocca, se voleva finire ciò che aveva iniziato. non è che bevesse per sete, ma perché era una cosa che in quel momento andava fatta, perché così gli diceva la testa. lei era entrata mentre lui usciva, insomma, era andata lungo il corridoio, fino in fondo, era entrata nel bagno, riempito la vasca e si era lavata. dalla testa ai piedi. si era fatta un bagno caldo, sommersa di schiuma e, sebbene non ci fosse nessuno lì a sentirla che potesse raccontarmelo, io sono convinto che ha anche canticchiato tutto il tempo. trallallà trallallà! che roba!

poi a fine mattinata lui era rincasato, che sempre rincasa a fine mattinata lui. fa il professore in un liceo, nonostante è ancora tanto giovane, uno sbarbatello diresti. ha buttato la borsa sul mobile all'ingresso e ha visto le duemila lire lì in bella vista. da un lato sembrava che lei non si fosse accorta che lui scherzava, dall'altro che volesse in qualche modo continuare quel gioco. mah! vado prima in bagno e poi ci penso, si disse. camminò per il corridoio come stava facendo adesso con la brocca in mano, ma allora stava senza brocca, lo percorse tutto fino in fondo. aprì la porta e pisciò.

la sorpresa arrivò nel momento in cui lui si girò. aveva aperto la porta, aveva camminato, aveva pisciato, ma solo quando si girò si accorse che la vasca era ancora piena di acqua e schiuma. solo allora si accorse che lei, quella col nome composto e gli occhi vispi vispi, quella piccolina con la bocca forse a forma di cuore e forse no, lei, la donna di cui si era innamorato come gli succedeva solo quando era un ragazzino, e non è che adesso fosse molto più vecchio, aveva dimenticato di svuotare la vasca. e la vasca era lì, ancora tutta piena dell'acqua nella quale si era lavata lei. non è che lui fosse matto, no, ma quell'idea gli venne lo stesso, che doveva averlo visto in qualche film credo. solo per quello, e per nient'altro, checché se ne dica, solo per quel motivo, una volta che la brocca fu vuota, lui si alzò, percorse tutto il corridoio, ma tutto tutto, entrò nel bagno, la immerse per riempirla di acqua e schiuma e si avviò di nuovo verso la cucina.

agitò la brocca, versò un bicchiere di acqua e schiuma, osservò il ghiaccio galleggiare mentre tirava su il bicchiere. tutto giù, in un solo sorso, e poi tonf, che quel rumore gli dava coraggio come pochi altri rumori, e ne aveva bisogno di coraggio se davvero voleva finirsi tutta la vasca entro sera.

sabato 9 febbraio 2008

...in fondo, a Taurasi... l'estate scorsa...

cosa mi poteva capitare?

SBORNIA

E il tempo passa ogni giorno
La rana salta nello stagno
Ed io mi immergo e non mi bagno
In una vasca di melassa
Per la gioia dei ramarri
Ottime lingue buoni compagni
E le parole che non ascolto
Pesano tutte come di colpo
E dentro lo stomaco
come girini mille pensieri
cretini mi nuotano.