giovedì 27 agosto 2009

l'ombra del ritrattista

è credenza comune, quanto fuorviante, che il ritratto sia la rappresentazione di una persona secondo le sue reali fattezze. in effetti non è mai così. si può dire anzi, che nella produzione di un ritratto entri in gioco, per definizione, la sensibilità del ritrattista, che interpreta la realtà secondo il gusto suo e del suo tempo e secondo il punto di vista che sceglie per raccontare il soggetto rappresentato.

quanto viene fuori da un ritratto è dunque simile alle ombre in fondo alla caverna di platone, piuttosto che ai pupazzi che ne costituiscono la fonte.

anche qui però viene da fare una distinzione: l'ombra resta comunque una sorta di riproduzione meccanicistica del soggetto, mentre nel ritratto è evidente una manifestazione di volontà del demiurgo. quello che fa il ritrattista, cioè, è qualcosa di simile a come molti esseri umani immaginano l'operato di dio.

è dunque per megalomani motivi di amor proprio che preferisco rimanere il più possibile dietro ad una macchina da presa, per fare luce (o forse sarebbe più coerente dire ombra) su quanto mi sta intorno, piuttosto che avere una parte nel teatrino della sua rappresentazione.

domenica 23 agosto 2009

il latte di atene

a galatina. anche quest'anno m'ha punto il ragno.

ha offuscato la mia vista ma non lo sguardo.

nella confusione della festa, credo di aver addirittura ballato.

bello e liberatorio sentire il cuore montare i battiti verso sera, al ritmo di una terzina.

martedì 11 agosto 2009

estate

nel posto dove vorrei andare in vacanza le turiste non prendono il sole, i telefoni non prendono la linea, i poliziotti non prendono i clandestini...

lì la lotteria non c'è bisogno di andarla a giocare, tutti sono iscritti in automatico e funziona al contrario: vincono tutti, tranne uno. ma poi i vincitori si impietosiscono e fanno a mezzi con il perdente.

nel posto dove vorrei andare in vacanza si lasciano le cose inutili in camera, la mattina prima di andare al mare. non ci si scotta, non ci si scuoce, non si spizza, non si va veloce. naturalmente chi vuole può correre in spiaggia ma deve farlo molto molto lentamente, per non disturbare la risacca.

si può comprare quelle belle ampolle per i pesci rossi, da potersele mettere in testa per fare i palombari. e non fa niente se sono un po' strette e si sta con la faccia tutta spiaccicata, perché il panorama, quando è così umido come sotto al mare, per forza deve essere suggestivo.

nel posto dove vorrei andare in vacanza, la radio e la tv e persino il computer, parlano un'altra lingua e siccome uno non li capisce, smette di usarli.
nel posto dove vorrei andare in vacanza anche il cuore parla un'altra lingua e siccome uno non lo capisce...

lunedì 3 agosto 2009

il sale ed il miele

il sale sul cibo serve a dare sostanza. il miele sul cibo non serve... per questo è squisito.
il sale sulle ferite brucia. il miele sulle ferite riposa.
il sale scioglie, il miele appiccica. il sale conserva, il miele corrompe. il sale ravviva, il miele addormenta. il sale può venire dal mare o dalla terra, dalle saline o dalle miniere. il miele viene dalle arnie e dai favi ma soprattutto viene da tutte le essenze della natura.

il sale lo leggi in hemingway, pavese, camus, vázquez montalbán, lo ascolti in beethoven, tom waits, nei tenores sardi.
il miele sta nei versi di baudelaire e di apollinaire, tra le pagine di wilde, di maalouf, di garcía márquez, nelle opere di botero, nelle foto di abbas e di cartier-bresson.

sembrano drasticamente, irrimediabilmente distanti, il sale ed il miele. eppure tra questi elementi, in certe singolari circostanze, si instaura una sorta di proprietà transitiva.

ad esempio ritrovarsi immobili, come una statua di sale, perché distrattamente ci ha travolto l'emozione di pensare al miele di una certa ape, soltanto desiderata.

colpa dell'estate.