giovedì 27 agosto 2009

l'ombra del ritrattista

è credenza comune, quanto fuorviante, che il ritratto sia la rappresentazione di una persona secondo le sue reali fattezze. in effetti non è mai così. si può dire anzi, che nella produzione di un ritratto entri in gioco, per definizione, la sensibilità del ritrattista, che interpreta la realtà secondo il gusto suo e del suo tempo e secondo il punto di vista che sceglie per raccontare il soggetto rappresentato.

quanto viene fuori da un ritratto è dunque simile alle ombre in fondo alla caverna di platone, piuttosto che ai pupazzi che ne costituiscono la fonte.

anche qui però viene da fare una distinzione: l'ombra resta comunque una sorta di riproduzione meccanicistica del soggetto, mentre nel ritratto è evidente una manifestazione di volontà del demiurgo. quello che fa il ritrattista, cioè, è qualcosa di simile a come molti esseri umani immaginano l'operato di dio.

è dunque per megalomani motivi di amor proprio che preferisco rimanere il più possibile dietro ad una macchina da presa, per fare luce (o forse sarebbe più coerente dire ombra) su quanto mi sta intorno, piuttosto che avere una parte nel teatrino della sua rappresentazione.

2 commenti:

mattia ha detto...

resta il fatto che sei un porco

Luigi ha detto...

eh eh eh... questo è solo il ritratto che vuoi fare di me!