sabato 24 ottobre 2009

il contrario di un incubo

quando uno dorme, dicono che sogni.

io personalmente questa cosa qui non me la ricordo quasi mai. i sogni sono quelle storie un po' strane, un po' poetiche che, sembra, tutti facciamo nella nostra testa, non sempre e non solo quando dormiamo, e di cui il più delle volte siamo protagonisti, ognuno nei propri almeno.

il fatto è che, siccome io i sogni non me li ricordo oppure, se mi capita che li ricordo, dura poco e poi me li scordo, allora, da quando ero bambino, mi ricordo i sogni degli altri. certo mica tutti quelli che mi raccontano, diciamo gli ultimi dieci e, mano a mano che me ne raccontano di nuovi, spariscono dalla memoria i primi della lista. è una cosa strana, lo so, ma uno per tutta la vita cresce sentendo dire che bisogna avere dei sogni, bisogna avere dei soldi, siccome i soldi ce li possono avere solo i ricchi, allora è meglio continuare a pensare che bisogna avere dei sogni. in conclusione se non ce li hai sti sogni, proprio come me, finisce che diventi complessato. è per questo che ho pensato che è meglio avere sempre sotto mano un certo numero di sogni degli altri, piuttosto che rischiare di rimanere senza.

certo mica i sogni sono tutti uguali. ce ne sono anche di brutti. uno dei vantaggi di ricordarsi i sogni degli altri è sicuramente quello di avere la possibilità di scegliere quali ti vuoi ricordare e quali no. se uno viene da me e mi dice, ho fatto un brutto sogno, oppure se è meno contenuto nei modi, maro' e che brutto sogno che ho avuto stanotte, io me lo scordo subito, anzi non faccio neanche attenzione quando me lo racconta. perché i brutti sogni, si sa, non fanno dormire la notte.

la fregatura è quando ti raccontano un sogno che è bello, molto bello, così bello che non ti fa dormire la notte. certo sono rari questi sogni qui, basti pensare che mentre a quelli brutti brutti brutti abbiamo dato il nome di incubi, per quelli belli belli belli, che io sappia, un nome non c'è.
mi è capitato di recente un sogno bello bello bello che non fa dormire la notte. me lo ha raccontato un mio amico, ovviamente, e siccome era bello io me lo sono memorizzato e adesso non ci dormo la notte. e pensare che a prima vista non sembrava niente di che. dice il mio amico, nel sogno a un certo punto tu sei andato da una parte che non ti ricordi, cioè nel suo sogno ci è andato lui ma siccome poi io l'ho memorizzato è un po' come se ci fossi andato pure io, per fare qualcosa che non sai bene. il fatto è che nei sogni belli che ti fanno svegliare la notte di solito non ti ricordi quasi mai niente, tranne che a un certo punto c'è una ragazza. e tu non lo sai bene perché ma il fatto che questa ragazza, che di solito non ti guarda nemmeno, nel sogno ti rivolge la parola, già ti sembra bello. e ci stai camminando insieme e lei a un certo punto, scherzando ti fa anche un complimento. lei che di solito è così chiusa, nel sogno bello che ti fa svegliare la notte, è un po' più chiacchierona e con te ci scherza pure. e tu pensi allora che questo sogno bello in realtà è bello bello. poi nel sogno che ti fa svegliare la notte, vatti a ricordare perché, tu ti fermi per fare qualcosa e la ragazza che di solito non ti calcola, non ti parla e non ti considera e che invece nel sogno che ti fa svegliare è tutta il contrario si avvicina alle tue spalle e...

ecco, normalmente a questo punto lei si trasforma in un enorme orso bruno o un golem di carne putrida o in un serpentone con le zampe, praticamente un coccodrillo, che ti maciulla le carni tra le tue grida strazianti e tu ti svegli perché hai avuto un incubo. ma questo non è un sogno brutto che ti sveglia, questo è un sogno bello che ti sveglia e quindi succede che lei, che nella realtà non ti caca proprio, e per questo alla fine ti sta pure un po' sul cazzo, proprio lei viene e ti posa il mento su una spalla e le sue mani sfiorano le tue e sei assolutamente certo che non è stata una cosa casuale, anche perché lei nell'orecchio ti dice, guarda che non è una cosa casuale, e il cavolo di sogno che fino ad allora era bello bello, sembra così vero che diventa bello bello bello. e ti svegli.

considerazioni finali: 1. quando qualcuno ti si avvicina alle spalle in un sogno, non importa se bello o brutto, stai sicuro che hai finito di dormire; 2. non ti fidare degli amici che ti raccontano i loro sogni belli belli belli, cercano solo di far smettere di dormire anche te; 3. la prossima volta che vedi la ragazza dei sogni del tuo amico, mandala a cacare, non fa niente se lei non capirà, tu intanto ci avrai recuperato il sonno.

lunedì 12 ottobre 2009

i dengbej


i dengbej, loro sono cantori, antichi e vecchi al tempo stesso. sono poeti ed io mi sono perso per mezzo pomeriggio a sentirli narrare storie in versi, in rima, improvvisando.



le ultime ore a diyarbakır mi sono scivolate dentro, come il tè caldo, in questo strano luogo di pace, la casa dei dengbej, dove sembra che il mondo esterno possa entrare solo quando questi maestri glie lo consentono tramite i loro racconti.


sarei rimasto ancora a non capire nulla di quelle che devono essere state storie d'amore, di campi di rose e fiori, di antiche ed epiche battaglie del tempo della fenice, di giochi complicati come la vita da queste parti.

ah sì, io sarei rimasto. ma loro, i dengbej, a un certo punto si sono stufati di dedicare il proprio tempo alla poesia e semplicemente si sono alzati e salutando, anche me, sono andati via.


uno di loro doveva andare in moschea, l'altro c'aveva la moglie che, se faceva tardi a cena e chi se la sentiva poi, un paio si stavano avviando al caffè a giocare a dama, loro una moglie non ce l'avevano più. c'era chi voleva perdere tempo e chi il tempo non ce lo aveva proprio.


questo ho potuto immaginare nei loro scambi di parole e non lo so se sia andata davvero così, ma credo di sì, che la poesia in fondo a un certo punto si mette sempre a parlare di mogli e caffè e religione. almeno io ho sempre creduto così.

venerdì 2 ottobre 2009

serçavan, kurdistan

loro sono discriminati, subiscono in continuazione atteggiamenti e pratiche razziste, tutte le volte che si riuniscono finiscono per beccare un sacco di botte, vengono arrestati, torturati e uccisi con una frequenza impressionante (solo da quando io sono qui, 18 politici locali, legittimamente eletti, arrestati per "attentato alla turchità", come da specifico articolo del codice penale turco, un attivista italiano sequestrato per qualche ora, pestato e derubato, una ragazzina di 14 anni morta sotto le cannonate dell'esercito che si addestrava a poche centinaia di metri dal suo villaggio, varie ed eventuali), se parlano la loro lingua non possono accedere ad uffici pubblici, scuole e ospedali, insomma la loro situazione è oggettivamente disperata. eppure sistematicamente, quando manifestano, si salutano facendo il segno della vittoria. le prime volte ti viene da pensare che devono essere stupidi, incapaci di vedere la realtà. dopo un po' che li frequenti, quando capisci cosa sia questa sorta di determinazione calma che li sorregge tutti, cominci a credere che lo stupido sei tu, perché con tutta questa realtà sei diventato inabile a cogliere l'utopia.
allora io me ne vado, kurdistan, ma te lo prometto che torno, non so ancora quando, presto. ho già idee che devono essere sviluppate, cose che io e te dobbiamo fare insieme. serçavan, kurdistan, che sarebbe a dire una cosa come, i tuoi occhi sulla mia testa. serçavan, perché un po', salutandoti, ti ho fatto un cenno, senza retorica, una specie di piccolo inchino.