domenica 4 aprile 2010

il contrario di un simbolo

ma c'è chi muore nel dirti addio".


"dimaco, ignori chi fu tuo padre,
ma più di te muore tua madre".


"con troppe lacrime piangi, maria,
solo l'immagine d'un'agonia:
sai che alla vita, nel terzo giorno,
il figlio tuo farà ritorno:
lascia noi piangere, un po' più forte,
chi non risorgerà più dalla morte".


"piango di lui ciò che mi è tolto,
le braccia magre, la fronte, il volto,
ogni sua vita che vive ancora,
che vedo spegnersi ora per ora.

figlio nel sangue, figlio nel cuore,
e chi ti chiama - nostro signore -,
nella fatica del tuo sorriso
cerca un ritaglio di paradiso.

per me sei figlio, vita morente,
ti portò cieco questo mio ventre,
come nel grembo, e adesso in croce,
ti chiama amore questa mia voce.

non fossi stato figlio di dio
t'avrei ancora per figlio mio".


i simboli, per loro natura, sono tutti intrinsecamente spersonalizzanti. prima ancora di credere o meno, mi fa impressione che gli uomini possano essere in tal modo semplificati, fino a diventare il contrario di se stessi. meno male che ci sono quelli come de andré.

6 commenti:

livida ha detto...

giggi, mi sa che stavolta non sono molto d'accordo... sim-bolico è tutto ciò che unisce, e infatti il suo antonimo perfetto è il dia-bolico, ovvero ciò che divide. anche la semplificazione del simbolo non la vedo negativa, permette all'uomo di entrare in contatto e unirsi all'universale, di cogliere l'intrattabile pronunciato sottovoce. vabbè che te sei il fotografo, cioè dio in questo caso (ma solo in questo caso!!!) ma la fotografia non ti sembra intessuta di simboli, che dal particolare catapultano noi miserrimi osservatori in altre dimensioni, per altri concetti che si aprono oltre le quattro statue incartapecorite? la fotografia può stimolare la capacità di penetrare il senso del mondo e il simbolo diventa però necessario mediatore a questo incontro con il sacro. qualunque tipo di sacro, ovviamente...

Luigi ha detto...

pur non avendo un buon rapporto con i simboli in generale, è della semplificazione simbolica dell'essere umano che provo impressione, perché ai suoi soggetti porta via l'anima, per sostituirla con un "ritaglio di paradiso", una suggestione.

quanto alla fotografia, non c'è dubbio che sia produttrice di icone. per fortuna, però, nella sua imperfezione giace nascosto l'antidoto perfetto: una irriducibile complessità.

livida ha detto...

...oppure la semplificazione simbolica, invece che portare ad una ingannevole suggestione, può aiutare a veicolare il messaggio usando altri ordini ed altre grandezze. non scarnificando il contenuto a favore della sola apparenza, anzi sfrondando il superfluo per scendere in profondità, fino all'essenziale. come la madre di guernica, mostruosa e simbolica, che urla il dolore di tutte le madri. il simbolo è già di per sè infinitamente complesso, perchè ha cinque miliardi di potenziali interpretazioni, nessuna delle quali può avanzare un'autorità assoluta sulle altre, ma avere dignità di conoscenza per ciascun individuo, questo sì.

Luigi ha detto...

a ci', non c'hai un cazzo da fa' neanche oggi a lavoro eh!? :)

Luigi ha detto...

però continua così che diamo un tono intellettuale a questo blog...

comunque non mi hai convinto, il simbolo non me la conta giusta!

boccaccino ha detto...

vi giuro che non c'ho capito un cazzo...