sabato 19 settembre 2009

cose turche


ho passato le ultime settimane a dire a tutti che stavo partendo per il kurdistan. ma insomma dov’è che vai?, in kurdistan, mi hanno detto che vai a fare delle foto e cosa vai a fotografare?, il kurdistan, vai in vacanza, eh? beato a te! e la destinazione è?, il kurdistan, ah. la reazione è stata più o meno sempre la stessa. ah. sarà che la maggior parte delle persone neanche sa cos’è il kurdistan, sarà che quelli che lo sanno e che avevano pensato stessi partendo per un viaggio di piacere non hanno altro da dire se non, ah, sarà forse che tanto non glie ne frega un cazzo a nessuno di dove vado a sbattere io e quindi, una volta fatta la domanda di circostanza, non trovano di meglio per troncare un discorso, ah.

il punto è che tutti sanno che sono in kurdistan e invece io sono in turchia, ah. cioè l’area geografica è davvero quella curda ma qui è turchia. me ne sono accorto subito dopo essere sbarcato ad istanbul, mentre aspettavo di salire sull'aereo che mi avrebbe portato qui a diyarbakir. la turchia, la più occidentale delle nazioni mediorientali, non solo per posizione geografica, non araba, non fondamentalista, nemmeno tollerante.

in attesa di salire sul mio volo mi soffermo a guardare gli altri passeggeri, così, per capire. ci sono uomini d’affari in giacca e cravatta, sempre al cellulare, e hanno le facce che vedo alle volte al telegiornale, quando passano le immagini degli sbarchi di clandestini. ci sono coppiette di fidanzati mano nella mano, che ho dovuto rivederle nelle foto per rendermi conto della loro presenza, perché sono talmente normali da noi che uno non ci fa caso e ti colpisce di vederle in un paese islamico e invece anche qui sono così normali che uno non ci fa caso e devi rivederle sulle fotografie per farci caso.

poi ci sono donne velate, donne in caftani che arrivano fino ai piedi, donne con foulard variopinti e trasparenti, delicatamente portati su complicate acconciature, donne come le vedresti in un documentario sull’iraq, donne e basta. ci sono persino due puttane nigeriane, altissime, abbondantissime, attillatissime, a testimonianza del fatto che ogni mondo è paese.

infine ci sono anche io, fuori luogo ma non troppo, a mio agio ma nemmeno tanto, frastornato come sempre. ho imparato tre parole in turco ma non le ricordo, ho conosciuto una decina di persone e non ho fatto lo sforzo di memorizzare il nome di nessuno.

1 commento:

Unknown ha detto...

Foto emozionanti x una passione da Pulitzer!! Questo si che è viaggiare x scoprire e scoprirsi.