sabato 23 aprile 2011

est, est, est!

squilla il telefono, mentre sono immerso nel sonno più profondo. cerco di capire dove mi trovo intanto che mi riverso giù dal letto, gli occhi ancora strizzati, finendo bocconi su un pavimento gelido. lo squillo continua a trapanarmi i timpani, faccio per guardarmi intorno e mi ritrovo in una stanza completamente rivestita in radica di noce, un posto che non mi dice nulla. dalla porta socchiusa entra un fascio di luce bianchissima, deve sembrarmi così per via del fatto che fino a pochi istanti fa ero immerso nel buio compatto del riposo. ma non ho il tempo per ragionarci, perché il telefono continua a tintinnare ferocemente e, come per una sorta di istinto primordiale, come se fosse una campana d'allarme, non si riesce proprio a fare finta di niente, almeno io non ci riesco. dunque mi precipito verso il punto in cui sento suonare, in fondo a un corridoio tutto invaso di luce potente, sbiadito quasi dall'eccesso di bianco. cavolo, nulla del posto in cui mi trovo mi è familiare. ormai, però, sono lanciato verso una stanza che si allarga alla fine del corridoio, al centro della quale si distingue appena un grosso e vecchio divano dall'aspetto polveroso con accanto un tavolino dai tubolari ottonati e il piano in cristallo. lì sopra finalmente vedo il telefono, uno di quelli della sip di colore grigio topo che una volta avevamo più o meno tutti in casa.

arrivo trafelato a prendere la cornetta, pronto, ..., pronto c'è nessuno?, ehm, pronto cercavo claudia, una voce maschile dal tono alquanto perplesso mi dice così, guarda, rispondo, io mi chiamo luigi, e più o meno è tutto quello che gli so dire, visto che al momento non mi ricordo nemmeno dove sono. lui sta in silenzio un tempo imprecisato ma abbastanza lungo e poi mi chiede se ha fatto il numero giusto, scusa ma ho chiamato lo 076131..., io vorrei anche rispondere ma davvero non lo so se quello è il numero giusto e glie lo dico, mi dispiace ma non lo so se questo è il numero che hai chiamato, mi sono appena svegliato e non so neanche che ore sono, non ho ancora capito nemmeno dove mi trovo e non so neppure perché ti sto dicendo tutte queste cose, beh io credo di aver fatto il numero giusto, mi dice lui un po' piccato, è quasi mezzogiorno, claudia è la mia ragazza e nemmeno io so chi sei e cosa ci fai lì!, ah, ecco, io non so che dirti quindi non ti dico niente, ora scusa ma ti saluto, ciao, ciao.

adesso la cosa si sta facendo preoccupante. cerchiamo un attimo di fare mente locale. sono in mutande e maglietta, ho un discreto cerchio alla testa e, a quanto mi dicono, è mezzogiorno e io fino a pochi istanti fa mi trovavo ancora a letto. azzardo un'ipotesi: ieri sera ho bevuto molto da qualche parte e siccome alla fine mi ero combinato una monnezza e non ce la facevo più nemmeno a muovermi, devo essere rimasto a dormire qui, ospite di qualcuno che al momento non riesco proprio a ricordare chi sia. è possibile che si tratti di una ragazza di nome claudia ma non saprei dire altro. mi sa che mi vado a mettere i vestiti addosso, cerco un bagno e poi vedo di capire che cosa mi è successo.

dopo essermi messo con la testa sotto il rubinetto e aver infilato di nuovo i jeans, mi sento pronto ad affrontare quasi tutto. la casa dove sono è sicuramente una di quelle da studenti, con tutta la mobilia vecchia ma, stupore, quando guardo fuori dalla finestra non sono in nessuna città. qua intorno è tutta campagna a perdita d'occhio. c'è un piazzale qui sotto, in cemento, e un cancello si intravede in lontananza, alla fine di un lungo vialetto d'accesso.

faccio un giro fuori e scopro che questa casa, che all'interno è sistemata come una tana per animali universitari, invece all'esterno è né più né meno che una cascina di campagna, un pochino diruta. c'è un'aria fresca e primaverile, l'erba cresce verde e incolta un po' dappertutto ma non è per niente fastidiosa. girato l'angolo della casa mi ritrovo davanti a un porticato sotto al quale una ragazza esageratamente alta e dai capelli dorati sta stendendo il bucato. probabilmente mi ha sentito arrivare, perché si gira e mi saluta. e finalmente ricordo tutto.

io sono luigi, ho 21 anni e sono, almeno formalmente, uno studente universitario. ieri sera sono venuto a casa di giampaolo, l'amico con cui sto preparando l'esame di linguistica generale. simpatico giampaolo, è catanese lui, se lo vedi sembra un impiegato del catasto o il segretario di un notaio, insomma uno che, a vent'anni, già si veste e si atteggia come un pensionato, e poi ti dice che fa il bassista in un gruppo death punk che si chiama endorPHina (oh lui', col PH grande però, che vuol dire tutta un'altra cosa!) e si è modificato il basso elettrico da solo, limandoci i tasti per farsi un fretless artigianale.

ci siamo fermati con la ripetizione verso ora di cena, visto che claudia, la sua coinquilina in questa bella casa di campagna a sette chilometri da viterbo, aveva fatto un piatto di pasta anche per noi. a tavola c'era del vino, cioè non proprio a tavola ma in una tanichetta di plastica da 5 litri posata a terra accanto alla mia sedia. insomma mangi, chiacchieri, bevi, soprattutto bevi, e si fa piuttosto tardi e ti scopri piuttosto ubriaco. giampa' ma io mo' sai che faccio? mi butto sul divano, qui in soggiorno, e domani scendiamo direttamente insieme per l'appello, cetto lui', non ti preoccupare, mi dice lui, anche perché siamo solo con la macchina tua, gli ricordo, e non penso che te ne tiene di accompagnarmi fino alla città in queste condizioni, non ti preoccupare lui' dormi qua, tanto c'è camera di simonachenoncèmai (poverina 'sta ragazza, l'ho sempre sentita nominare così 'simonachenoncèmai', tutto attaccato). giampa' allora domani mattina sveglia alle otto, appello alle nove e speriamo di avere culo.

giampaolo la mattina dell'esame di linguistica generale, completamente dimentico di avermi ospitato la sera pirma, se ne è andato all'università e, non vedendomi arrivare, mi ha cercato ovunque per i corridoi della facoltà, sconvolto per il fatto che, dopo aver studiato con lui fino alla sera prima, non mi fossi più presentato all'appello, dove comunque lui ha sostenuto l'esame, conseguendo il risultato di 27/30 ('a ..... d''a mamma).

claudia, a proposito, ma io mo' come ci torno a viterbo?, eh, ti tocca aspettare che torna giampaolo oppure, se vuoi, ti presto la bicicletta, io ho solo quella. altrimenti posso chiamare vito, il mio ragazzo, e ti faccio venire a prendere da lui?, ehm no, mi sa che aspetto giampaolo, allora visto che è quasi ora di pranzo, che ne dici se ci cuciniamo qualcosa e magari ci finiamo il vino di ieri sera?, 'ste ragazze siciliane pensano semp' a magna', beh, tanto una volta perso l'appello sto in vacanza, finiamoci 'sto vino, ma che roba è? che non me lo ricordo proprio, est, est, est!

2 commenti:

livida ha detto...

mi manchi assai...

mattia ha detto...

momenti per cui vale la pena essere nonni