giovedì 7 gennaio 2010

la fregatura della solitudine

dicono che quando si scatta si sia soli. allora, se faccio foto, deve essere perché mi piace stare solo. deve essere perché in questo straniamento, nel quale a piacere si decide cosa sia degno di essere raffigurato e cosa no, mi ci trovo bene, ci sguazzo. starsene a guardare la realtà degli altri, fottersene del loro giudizio e della loro opinione ma mirare solo all'essenza, anzi all'evidenza del contesto, tutto questo è, deve essere da individualisti. la solitudine deve piacermi davvero. tanto che se passo il tempo a intrecciare brandelli di comunicazione per immagini, se tengo un blog dove spiegare quello che vedo, non ci si illuda che possa trattarsi di una qualche forma di necessità di contatto con gli altri, no, deve essere più per una manifestazione di egocentrismo invece.
certo, se ammettessi che stare solo mi fa paura e che, in realtà, la fotografia, la scrittura, sono probabilmente un modo per esorcizzare tale paura, per rendere accettabile quell'odiosa condizione in cui mi capita di essere, che non è magnifica solitudine, ma piuttosto insulso isolamento, se dicessi una cosa del genere, tutto quanto ho scritto sopra si capovolgerebbe all'improvviso, facendo di me una sorta di filantropo, magari solo un po' autoreferenziale.
ecco, è proprio per evitare tali implacabili controindicazioni che sarebbe meglio prediligere sempre le foto di gruppo.

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