venerdì 10 aprile 2009

la grave malattia del pensare

Ogni tanto, incredibilmente, mi ricapita davanti agli occhi questo libretto quasi indecente, che si chiama "papalagi". L'ho letto per la prima volta più di dieci anni fa e mi colpisce sempre come un maglio, per la linearità degli argomenti esposti. Si tratta del resoconto sugli usi e costumi dell'uomo bianco (il papalagi, appunto), fatto da Tuiavii, capo indigeno da un'isola del Pacifico, dopo un suo viaggio in Europa agli inizi del secolo scorso.
Leggete qui...

"C'è da chiedersi se stupido è chi non pensa molto, o chi pensa troppo. Il Papalagi pensa in continuazione.
Spesso vive solo con la testa, mentre tutti i suoi sensi sono profondamente addormentati. Anche se va in giro, parla, mangia e ride. Il pensare, i pensieri, che sono i frutti del pensare, lo tengono prigioniero. È una specie di ubriacatura.
Quando il sole splende bene nel cielo, pensa subito: «Come splende bene!». E sta sempre lì a pensare come splende bene. Ciò è sbagliato. Sbagliatissimo. Folle. Perché quando splende è meglio non pensare affatto, è meglio
distendere le proprie membra alla calda luce e godersi il sole."
E' tutto molto istruttivo e decisamente illuminante ma si può seriamente prendere a modello una popolazione di obesi famosa al mondo solo per le chitarrine in miniatura e le camicie a fiori?
Forse sì...

4 commenti:

eleonora ha detto...

io sono decisamente a favore degli obesi...hanno capito tutto della vita!!

Luigi ha detto...

tu dici così perché vivi in america, dove sono tutti obesi, e perché vorresti entrare a far parte della categoria... ma non ci riuscirai perché i tuoi geni sanniti te lo impediranno...

mattia ha detto...

mi sa che questi geni sanniti hanno rinunciato

eleonora ha detto...

ma senti a questo...non mi vedi da 8 mesi e sai se i geni rinunciano o no?
matuguà matuguà!!