giovedì 3 giugno 2010

in-differenze

ho letto da qualche parte che i cosiddetti non-luoghi si definiscono come tali poiché al loro interno non avviene la vita, cioè si passa ma non si sta.

dunque, quando siamo in stazione, saliamo o scendiamo dalla metro, quando aspettiamo ai controlli di sicurezza di un aeroporto o, ancor meno catarticamente, spingiamo il carrello della spesa lungo i corridoi di un centro commerciale, in tutti questi momenti siamo delle non-persone.

mi domando allora perché ogni volta io mi incanti a guardare i passanti, perché mi sembrino così umani. comincio a sospettare si tratti del fatto che mi piace un sacco fare la spesa.


2 commenti:

boccaccino ha detto...

che poi pure a me mi piace fare la spesa. e c'ho pure tutta una teoria a riguardo. ma mica te la vengo a scrivere sul tuo di blog. anzi sì, che il mio è in sciopero.


il motivo originario per cui mi piace fare la spesa è di base costituito da un mix di consumismo e definizione della personalità. cioè di base godo a comprare e godo pure a poter scegliere cosa comprare. che io sono diverso dagli altri. io sto facendo qualcosa di speciale adesso. sto comprando tutti gli ingredienti più selezionati del mondo per fare una pasta eccezionale con una crema di qualcosa e un pò di noci che appena la vedi sorridi. e io seleziono proprio qui alla coop che stasera ho qualcosa da festeggiare e le radici della festa sono proprio qui tra gli scaffali. perchè quanto è romantico fare la spesa pensando a tutto il bello che viene dopo aver fatto la spesa? oppure scegliere di comprare due pizze surgelate e due birre e le patatine e fare quello che la sera si guarda un film steso sul divano sotto una coperta abbracciato. che è altrettanto bello. in ogni caso fare la spesa mi fa convincere che io sono io. sono diverso dagli altri perchè scelgo, seleziono e faccio vedere chi sono. direi che a grandi linee siamo molto vicini alla filosofia di facebook.
questo motivo originario dev’essere stato affiancato ultimamente da qualcos’altro che credo di aver individuato da poco. tutto parte dal presupposto che all’estero, fondamentalmente, mi sento all’estero. cioè sto da un’altra parte rispetto ad una parte che dovrebbe essere quella centrale e me ne accorgo. poi entro in un supermercato e mi sento a casa. non certo per la varietà di prodotti in commercio, ma sicuramente perchè di base il concetto di supermercato è uguale ovunque. ci sono sempre scaffali e corridoi e offerte e si pensa sempre a quello che succederà a cena e quando ci entro mi sento più caldo dentro e penso adesso posso decidere di quello che sarà della mia vita i prossimi giorni dentro quella che è casa mia.
è per questo che all’estero faccio la spesa in continuazione.

adesso, luigi, dimmi pure grazie. oppure accetta le mie scuse.

Luigi ha detto...

avrei anche molto altro da aggiungere ma fondamentalmente... grazie!