allora io me ne vado, kurdistan, ma te lo prometto che torno, non so ancora quando, presto. ho già idee che devono essere sviluppate, cose che io e te dobbiamo fare insieme. serçavan, kurdistan, che sarebbe a dire una cosa come, i tuoi occhi sulla mia testa. serçavan, perché un po', salutandoti, ti ho fatto un cenno, senza retorica, una specie di piccolo inchino.
venerdì 2 ottobre 2009
serçavan, kurdistan
loro sono discriminati, subiscono in continuazione atteggiamenti e pratiche razziste, tutte le volte che si riuniscono finiscono per beccare un sacco di botte, vengono arrestati, torturati e uccisi con una frequenza impressionante (solo da quando io sono qui, 18 politici locali, legittimamente eletti, arrestati per "attentato alla turchità", come da specifico articolo del codice penale turco, un attivista italiano sequestrato per qualche ora, pestato e derubato, una ragazzina di 14 anni morta sotto le cannonate dell'esercito che si addestrava a poche centinaia di metri dal suo villaggio, varie ed eventuali), se parlano la loro lingua non possono accedere ad uffici pubblici, scuole e ospedali, insomma la loro situazione è oggettivamente disperata. eppure sistematicamente, quando manifestano, si salutano facendo il segno della vittoria. le prime volte ti viene da pensare che devono essere stupidi, incapaci di vedere la realtà. dopo un po' che li frequenti, quando capisci cosa sia questa sorta di determinazione calma che li sorregge tutti, cominci a credere che lo stupido sei tu, perché con tutta questa realtà sei diventato inabile a cogliere l'utopia.
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1 commento:
luì, io t'ho seguito e t'ho apprezzato. non vedo l'ora di vedere per bene tutto quello che hai fatto. ma no su internet, a tavola. mi devi raccontare per bene.
poi la prossima volta che ci torni fammi sapere che non ci sarà scuola internazionale che tenga...
a presto
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